ANAAO Assomed Lombardia risponde a La Prealpina

Replica della Segreteria ANAAO-ASSOMED ASST Ovest Milanese ad articolo pubblicato su La Prealpina in data 15 agosto.

Pensavamo non fosse necessario dirlo ma “noi l’avevamo detto”!

La Segreteria Aziendale ANAAO-ASSOMED ASST Ovest Milanese, in coordinamento con la Segretaria Regionale, si era già chiaramente espressa circa la discutibilità della manovra di riaprire il PS di Abbiategrasso. Ma come la storia ormai insegna, molto spesso la politica ha la meglio sulla logica e sull’opportunità. Quindi la direzione della ASST Ovest Milanese si trovava di fatto costretta a riaprire “obtorto collo” il PS abbiatense.

Neanche a dirlo ciò che si prospettava e temeva si è verificato in meno del tempo del previsto; in pochi mesi è  risultato lampante ciò che era stato ampiamente preannunciato, e ancora una volta i soldi dei contribuenti sono finiti in una iniziativa priva di consistenza e solo dispendiosa.

Dopo appena nove mesi il progetto di mantenere aperto il pronto soccorso di Abbiategrasso (che più correttamente va chiamato un Punto di Primo Intervento, PPI) si è rivelato essere tanto fallimentare quando inutile, con una media di accessi di circa 1,5 pazienti a notte, che salvo i casi più banali, dovevano necessariamente essere trasferiti ricadendo e sovraccaricando il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Magenta. Nonostante gli sforzi per recuperare una “associazione” (visto che le cooperative sono state bandite) che soddisfacesse i requisiti regionali, l’irrisorietà degli accessi non trovava giustificazione per mantenere l’esborso di ulteriori risorse economiche per mantenerlo, e quindi, responsabilmente, i vertici dell’ASST Ovest Milanese hanno quindi deciso di interrompere la cooperazione con tale servizio. Ma per 9 mesi le risorse aziendali sono state inutilmente perse….

A precisazione di quanto riportato, l’ospedale di Magenta non è un DEA di II° Livello, definizione che si addice a Legnano, ma un DEA di I livello, con dotazioni quindi tipiche di un ospedale territoriale.

È lampante che non siano soluzioni come questa il correttivo da mettere in atto per poter gestire l’iperaffusso nei nostri PS o per frenare l’emorragia di bravi e preparati professionisti che sempre di più abbandonano i servizi di emergenza urgenza. Anche a uno sguardo inesperto e profano appare evidente che coloro i quali sono coinvolti in questi servizi subiscono quotidianamente un carico di pressioni nonché una richiesta di professionalità prolungata nel tempo (basti pensare che un turno di PS notturno dure 12 ore!) che è del tutto differente rispetto a quella delle altre discipline ospedaliere. Quindi è arrivato il tempo di guardarsi in faccia in modo serio e costruttivo e affrontare questo problema. E’ tempo di riconoscere che il lavoro svolto nelle aree di emergenza urgenza, e nella fattispecie nei pronti soccorso italiani, sia da riconoscere in termini economici, di carriera, e di usura. Solo in questo modo i nuovi colleghi saranno invogliati a dedicarsi ad un cosi peculiare ambito in modo efficiente, e coloro che già ci lavorano saranno motivati a rimanere. La nuova delibera della Giunta Regionale sembra andare in questa direzione, ora serve il coraggio di rivedere tutta la rete dei PS lombardi.

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